lunedì, settembre 07, 2020

Accortezze

Ed è fissando alle quattro del mattino, nel buio della mia camera, le flebili infiltrazioni di luce appena accennate e riflesse sulle pareti dalla serranda che mi rigiro nel letto maledicendo il caffè della mezzanotte.
Combinazione vuole che a condividere la veglia, affamata e priva di sonno, una zanzara o forse più, mi solletica volteggiando ed adagiandosi da un braccio all'altro e ancora da una gamba all'altra per poi bestemmiarmi in ronzese i ronzii della giornata o forse di tutta la sua vita. Direttamente nell'orecchio per non farmene perdere neanche uno, senza l'accortezza né la sensibilità di domandarsi se tutte queste attenzioni siano a me gradite.
Eccola che mi passa davanti, ora, sfilando tra gli occhi e la luce del cellulare, afferrata e lasciata in un attimo colma di stupore, nel suo ultimo istante di vita per il sangue succhiatomi che in un modo o in un altro è tornato a me, sul palmo della mia mano, segno che mai le fu offerto né concesso, solo afferrato dandolo per scontato.
Son quasi le cinque ma la vita e la morte di quella zanzara hanno avuto un significato ed una morale: Non siate come lei, non confondete uno stanco silenzio con un tacito assenso.
Prima di succhiare la linfa chiedetevi fino a che punto tutto è lecito e se, come la zanzara, volete ronzare o se prima di "succhiare" sia meglio chiedere il permesso, in punta di piedi, accertarsene davvero, e solo in quel caso, con le dovute accortezze, sostare.

giovedì, febbraio 27, 2020

Un uomo piccolo piccolo

C'era un uomo piccolo piccolo che tanto piccolo non era, solo non sapeva come fare per crescere.
Quest'uomo viveva in una casa grande grande che tanto grande non era visto che si rintanava in camera sua.
Egli aveva sogni piccoli ma per lui troppo grandi, tanto da considerarli irrealizzabili; avrebbe voluto un po' di serenità interiore perché afflitto da pensieri più grandi di lui e sperava, senza crederci veramente, di poter trovare un giorno un amore fatto su misura per lui.
L'uomo però non viveva di questo, viveva di piccole cose, alla giornata e stava ben attento ad evitare tutte le situazioni che si supponeva potessero provocargli ansia, angoscia e dolore.
L'uomo si alzava tardi, faceva colazione col pranzo che trovava già pronto e stava seduto tutto il giorno, tutta la sera e tutta la notte, nella sua cameretta, nell'attesa di qualcosa che da sola non sarebbe mai potuta arrivare.
Vi era un uomo piccolo piccolo, seduto da solo nella sua cameretta, a sorseggiare entusiasta il suo piccolo bicchiere di whisky, con una sigaretta in mano, ascoltando sempre la stessa musica per non sentire urlare i suoi pensieri e, tutto sommato, per quanto tutto questo non lo rendesse felice, gli andava bene così e faceva di tutto per non cambiare.
L'uomo decise di scrivere di sé e scrisse di quanto fosse piccolo in un mondo così grande da poter a volte far paura, così scrisse, sentendosi ancora una volta piccolo ma sempre pacatamente colmo di desideri che sapeva bene non si sarebbero mai realizzati, concluse così la sua piccola storia con un piccolo punto.





sabato, febbraio 15, 2020

Mieleh

I primi veli della sera coprirono il tramonto, fino a rendere il cielo simile ad un dipinto composto da varie tonalità di rosa. Ammaliato lo osservavo ed attendevo con un sottile filo di ansia di incontrare per la prima volta una ragazza conosciuta da pochi giorni su internet, ella custodiva un segreto che mai nessuno avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare, un qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la mia concezione di realtà.
C'eravamo conosciuti precisamente in una chat di incontri, di quelle in cui si va quando si è presi a noia da tutto con la remota speranza di poter conoscere una persona quanto più simile a se. Vedendo che c'era qualcosa in comune decidemmo entrambi di contattarci e con un approccio a dir poco grottesco, di quelli che fa sbattere la mano in faccia per quanto sia stupido le scrissi e sorprendentemente mi rispose.
Passammo tutta la serata a scriverci, il suo nickname era Mieleh, e la nostra curiosità non si riusciva a saziare facilmente, quindi continuammo per tutta la notte, parlando delle nostre passioni fino a passare all'esoterismo.
Giunti a quel punto lei si bloccò, divenendo più cupa, a tratti criptica, le domandai se per caso avessi detto qualcosa di sbagliato e mi rispose che questo era un argomento che non affrontava mai, accennandomi che non ne era propriamente all'oscuro e che me ne avrebbe parlato di presenza, magari davanti ad un Drink.

Eccola che arrivava, come colto da un sesto senso la riconobbi subito, non poteva essere che lei.
Si guardava intorno mentre si avvicinava nella mia direzione, il sole era definitivamente calato ed il luogo d'incontro iniziava a popolarsi di persone e coppiette intente a dare un senso alla loro serata.
-"Mieleh, sei tu?" chiesi indugiando un po'.
-"Ciao, chiamami pure Melania, dove mi porti?" rispose con un sorriso.
Una volta fatte le presentazioni dal vivo le risposi che quella non era la mia zona, non conoscevo nessun locale, così mi disse che mi avrebbe guidato lei.
Salimmo sulla mia macchina e seguendo le indicazioni ci fermammo davanti ad un pub chiamato "IL Diavolo Ubriaco".
-"Bel nome per un pub" pensai, essendo di settimana non c'era confusione ed una volta entrati trovammo posto facilmente in un tavolino accanto ad un muro di pietra con sopra le nostre teste una lampada che emanava una luce soffusa tendente al rosato, anch'essa in tema col nome del locale.
Ordinammo da mangiare delle patatine con a parte ketchup e maionese e da bere lei un calice di vino bianco ed io un boccale di birra bionda doppio malto.
"Cin Cin!" dicemmo all'unisono con un sorriso e già dal primo sorso sentii rincuorato che in fondo il ghiaccio tra noi si stesse già iniziando a rompere.
-"Quindi... ti interessa l'occulto?" mi chiese con un sorriso malizioso, poi sorseggiò il suo vino con fare elegante, feci lo stesso io con la birra ma in modo molto meno aggraziato, mi pulii i baffi dalla schiuma col dorso della mano e le risposi:
-"Non sono un fanatico ma mi affascina l'idea che non ci sia solo ciò che vediamo, sono abbastanza convinto che i nostri corpi non siano che involucri di carne che non ci permettono di vedere oltre l'invisibile."
-"A-ah..." rispose lei ed aggiunse:
-"Continua, mi interessa sapere cosa pensi a riguardo"
-"Va bene, visto che ci tieni...è un argomento di cui un po' mi vergogno, non tutti possono capire, tempo fa feci degli esperimenti seguendo delle guide online sui Viaggi Astrali, non dico che ci sono riuscito appieno ma qualcosa ho percepito, in un limbo tra il sonno e la veglia ho visto delle figure umanoidi fatte più o meno di nebbia, che fluttuavano intorno a me, senza piedi, quasi come fossero fantasmi...Oddio, ora penserai che sono un pazzo e che stessi sognando!"
Melania mi rassicurò subito rispondendo come se per lei l'argomento fosse normale per non dire familiare:
-"Ma no, quelli che dici tu vengono chiamati Vampiri Energetici, sono come degli spettri che si nutrono delle energie degli umani, facendo leva sulle loro ansie e sulle loro paure, è per questo che a volte ci si sente senza forze anche senza aver fatto nulla".
Continuammo per un altro po' il discorso, poi ad un tratto esordì dicendo:
-"Queste cose le so perché sono un Angelo" e mi fissò dritto negli occhi, penetrandomi sino al cervello, con un sorrisetto indagatore.
-"Però...doveva essere proprio buono quel vino, forse avrei dovuto ordinarlo pure io" le dissi scherzosamente.

Terminati i nostri drink pagai il conto, ci rimettemmo i cappotti ed uscimmo dal locale.
-"Proprio non mi credi eh?" incalzò Melania e continuò
-"Mieleh è l'anagramma di Mehiel, te l'ho detto, sono un Angelo, solo che a causa del mio interesse per gli umani e dell'inadempienza ai miei doveri ho perso il favore del Cielo e con esso quasi tutti i miei poteri, al momento non posso tornare in Paradiso, sono bloccata qui" e si interruppe con un singhiozzo causato dal vino.
-"Certo, io posso essere un demone allora? Sai che bella accoppiata un Angelo caduto ed un demone, potremmo conquistare il mondo...Muhahaha!" Simulai una risata diabolica.
Lei mi si avvicinò e mentre ci dirigevamo verso la macchina poggiò delicatamente la sua guancia contro la mia spalla, non potevo vedermi ma sono sicuro che in quell'occasione arrossii e serrai le labbra per evitare di dire qualche cazzata.
-"Voglio farti vedere un posto, saliamo in macchina che ti spiego come arrivarci" disse lei e dopo meno di dieci minuti di strada ci ritrovammo in uno spiazzale isolato.
-"Scendi, ora ti mostro"
Scendemmo dalla macchina, lei con la sua consueta grazia si tolse il cappottino e lo poggiò sul sedile.
-"Non hai freddo?" Le chiesi preoccupato
-"E' necessario" mi poggiò un dito contro alle labbra per farmi tacere e subito dopo tolse via anche il maglione.
Fu lì che la vidi in tutto il suo splendore, indossava una canottiera bianca con i bordi merlettati, una vista tanto improvvisa quanto inaspettata da togliere il fiato.
Melania si fece seria, mi fece cenno con il palmo della mano di non avvicinarmi, sollevò il mento rivolgendo lo sguardo al cielo, si irrigidì e dalle sue scapole spuntarono due enormi ali d'angelo, ricoperte di grandi piume di un bianco candido che emanavano un leggero bagliore. Rimasi pietrificato col cuore che batteva all'impazzata.

-"Adesso mi credi?" mi disse con aria compiaciuta, quasi da bambina ed aggiunse:
-"Non muoverti, ti faccio vedere un altro bel posto"
Mi girò intorno, avvolse le sue braccia intorno al mio petto in modo soffice e delicato da dietro, spalancò le ali e spiccò il volo, stringendomi a se.
In principio mi venne istintivo chiudere gli occhi, quando li riaprii mi ritrovai in alto nel cielo, il suolo con le macchine e gli alberi erano ormai ben distanti da noi, non potei che restare in silenzio, non riuscivo a proferire nessuna parola, quando dolcemente mi disse:
-"Non aver paura, siamo quasi arrivati".
Il bagliore che emanavano le sue ali si diffuse avvolgendoci completamente entrambi come in una bolla magica, mi venne in mente che quella doveva essere la sua aura. La velocità aumentò repentinamente, potevo sentire il cuore in gola e mi sembrò anche di vedere dei fasci di luce blu tutto intorno a noi, chiusi le palpebre per un solo istante e quando le riaprii non era più sera, sembrava mattina e da quel che potevo vedere il paesaggio era cambiato, non vi erano più strade ma ampie vallate e colline.
-"Preparati a vedere qualcosa che non hai mai visto" mi disse, dopodiché scendemmo di quota e vidi creature che nel mondo reale non potevano esistere, demoni rossi alti più di tre metri che combattevano contro altre creature di cui non riuscivo a capirne la natura, gli esseri fluttuanti fatti di nebbia che ancora dubitavo di aver visto realmente nei miei tentativi di Viaggi Astrali, esseri apparentemente umani avvolti da aure variopinte, chi argentata, chi azzurra, chi dorata che prendevano parte alla lotta con aria apparentemente divertita, quasi come fosse un gioco.
Scendemmo a terra su una collinetta isolata dove vi era un grande tempio bianco, atterrammo delicatamente e come poggiai i piedi per terra mi trovai con le gambe tremanti, finendo in ginocchio con i palmi delle mani per terra.
-"E sì, posso immaginare il tuo stato d'animo" mi disse mantenendo il suo sorriso, poi si fece seria ed iniziò a spiegarmi la situazione:
-"Questo è uno dei tanti Piani Astrali dove solo pochi umani riescono ad arrivare con i loro corpi eterei durante la meditazione ma ci sono anche spiriti di defunti privilegiati che hanno scelto di battersi in una lotta senza fine contro demoni e creature malvagie che abitano queste terre dall'inizio dei tempi. Adesso ci troviamo in uno dei Templi neutrali, qui ci sono dei monaci eterni che hanno incrementato la conoscenza di alcuni tra i maggiori esponenti della razza umana come Buddha, portandoli all'illuminazione ed elevandoli a leggenda...Ma adesso basta parlare, è tempo che tu chiuda gli occhi."
Ubbidii e potei sentire un bacio tiepido di una dolcezza infinita sulla fronte che intorpidì tutti i miei sensi.  
Riaprire gli occhi mi venne stranamente faticoso e pesante, fu un processo lento e graduale, sentii il verso di un uccello di passaggio come attraverso ad un vetro, mi ritrovai disteso sul mio letto, mi alzai lentamente, sentendomi prosciugato, quasi totalmente senza energie. 
La serranda era stranamente aperta nonostante io sia abituato a dormire sempre tenendola chiusa, aprii la finestra e trovai una piuma bianca, forse di un gabbiano, la raccolsi.
Il cellulare era acceso, controllai la chat con Mieleh e vidi sbigottito che ci saremmo dovuti vedere stasera...
I ricordi andavano via via sbiadendo, che fosse stato tutto solamente un sogno? 
Andai in cucina e con la testa piena di domande mi preparai un caffè chiedendomi quale strada mi sarebbe convenuta percorrere quella sera.



martedì, febbraio 11, 2020

La mente durante l'attesa

Bieco e tetro scorre il tempo, così severo e ingiusto, senza recar con se nessuna lieta novella,
né un sospiro, né un sussulto e nemmeno un sorriso giungono volte a recare serenità nell'animo.
Capita assai di rado l'ipotesi di trovare un'anima affine, qualcuno di così similare da poterci parlare come se in due fossimo uno.
Eppur le ansie da bambino ritornano a bussare con grandi rintocchi sulla porta dell'ansia:
"E se il mio interesse fosse visto come pressione? Se la mia curiosità fanciullesca non fosse presa di buon grado ma come turbamento?". 
Il tempo continua a scorrere nella sua clessidra spietata e nulla avviene, ci si limita in solitudine a lasciarlo passare cercando di perdersi tra le note di melodie che però risultano assai vacue ed insolute, così prive di fondamento.
L'illusione è un'animale affamato ed insaziabile, lo spettro della speranza muta e sussurra all'orecchio instillando dubbi e vecchie incertezze, non si può godere l'attimo poiché la vita ha già deciso ma a noi non è dato sapere se non nell'esatto attimo in cui avviene, cogliendoci perennemente impreparati, come neonati in fasce, in posizione fetale e forse sono proprio questi miei pensieri a rendermi sbagliato.


Nota del 2011

Non discerno più dove finiscono le maschere e dove comincio io, sono fuse in me e mio malgrado in parte mi lascio vedere dentro, nudo.