martedì, dicembre 04, 2007

Autocommiserazione nella Notte


Tra una distrazione e l'altra, tra un respiro e un sospiro, c'è sempre lei, implacabile cacciatrice nella mia mente, ignara vittima dei miei pensieri. Vorrei poterle dedicare qualcosa di colossale come fu per Dante La Divina Commedia, ma non sono nessuno, vorrei tante cose ma alla fine questo lento intercalare d'abbandoni mi empie l'anima, l'anima, cosa sarà mai quest'assurda allegoria? Per me non è altro che il pensiero, nel pensiero è compresa la coscienza e nella mia coscienza è compresa l'afflizione, il rifiuto in un qualcosa di ipoteticamente superiore all'umana concezione.

Ma a me non importa di niente, sono un povero pazzo, uno stolto esaltato che perseguita freneticamente tra le proprie paranoie, spezzoni più o meno importanti di memoria perduta ed errate valutazioni l'amore, la fissazione, l'ossessione pungente e straziante ma quasi sempre inconsapevole di ciò che la scruta da lontano con occhio malato, mal funzionante, miope.


Oh tu, mia dolce creatura, figlia della notte e del giorno, tiepido pomeriggio autunnale, Minerva della cultura, Madonna degli animali, Atena del mio cuore in tempesta, DEVASTAMI, DISTRUGGIMI, AFFLIGGIMI con il tuo sguardo severo e ASSOLVIMI col tuo sorriso ch'ogni cosa perdona e lascia andare, ma ti prego, non provar pena per quest'anima sola che da nessuno vuol aiuto, da quest'anima che tu stessa capisti che nessuno può aiutare, guardami e sorridi, lì, in quell'attimo io potrò morire e donarti dolore prolungato, solo alla mia morte sarò protagonista per un giorno, tragedia per qualcuno, pena per altri, indifferenza o addirittura fastidio per altri ancora.


Rugiada, rugiada mista a sangue, il mio sangue rappreso, stantio, esaurito dall'introvabile ricerca della fantasia. Dov'e' finita la mia fantasia? se la sono mangiata i fumetti? se la sono divorata i cartoni? se la son sbranata forse i miei consueti giochi? Giochi, come si fa a chiamare giochi delle essenze malevole che si nutrono della fantasia, della cultura, del corpo, della mente, delle possibilità, della vita degli adolescenti, fino a consumarli, lentamente, come una droga implacabile che si insinua sempre più in profondità nei pensieri e nelle azioni atrofizzate del soggetto, dopo un pò non c'è più speranza, anche mangiare, urinare, defecare, dormire, anche i bisogni primari diventano un peso, un fastidio, un ritardo di fronte ad un gioco, qui ragazzi miei, si gioca con la vita!


Poi ti ritrovi solo al buio, davanti alla tastiera di un computer, il cui monitor ti illumina la faccia, una faccia impassibile, una schiena sempre più curva e dolorante, un cuore insoddisfatto di ciò che si è diventati, non si capisce infatti, si sfugge alla realtà e si continua a giocare, a non fare il proprio dovere, a non sapere più qual'è il proprio dovere, a perdersi tra le righe, negli spazi bianchi, il nulla, nient'altro, il nulla che avanza (rubo la frase a "La storia Infinita").

Già, ti guarderai tra 7, 10, 15 anni e ti accorgerai che nella tua vita, quella presa in custodia da quando hai finito la scuola, da quando ti è stata concessa la libertà di azione, ti è sfuggita via, non è troppo tardi questo lo sai tu, come lo so io, ma già so che continuerai a giocare, è molto più facile, ma la tua coscenza piangerà urlando e chiedendo pietà, ti chiederà "uccidimi".