lunedì, giugno 03, 2019

La ragazza e la Lupa

Lara era una ragazza di 25 anni come tante, di quelle che non si notano tra la gente, non era particolarmente bella né alta, aveva i capelli castani e portava gli occhiali.
Non aveva molte amiche se non qualche conoscente con cui si vedeva nel fine settimana per farsi un drink cercando di non pensare a quanto fosse insipida la propria vita.
Una vita in cui non aveva mai trovato né un lavoro né un ragazzo, forse proprio a causa di quella sua timidezza. In compenso aveva due passioni, leggere libri e guardare foto di animali, sognando di poterne avere altri oltre alla sua yorkshire di quattro anni, Geordie.
Un venerdì di primavera, dopo aver tanto insistito con un'amica, riuscì a convincerla di accompagnarla allo zoo, lì c'era una nuova attrazione, una lupa d'una stazza piuttosto sopra la media che passava la giornata seduta dinnanzi alle sbarre della propria gabbia a fissare con aria seria chiunque le rivolgesse lo sguardo.
Fu così che la ragazza, dimenticatasi della sua amica e di tutto il resto si ritrovò attonita e smarrita a perdersi negli occhi di quella lupa così immensa e fiera e, senza accorgersene, si sporse ben oltre la transenna di sicurezza che la divideva dalla gabbia, tese il braccio ed arrivò a sfiorare con due dita il muso della lupa.
"LARA!" gridò la sua amica ed in quel momento si ruppe l'incanto, la lupa le morse a fior di pelle un dito, poi si girò e si acquattò per terra, fissando con aria annoiata la ragazza appena morsicata.
La sua amica, preoccupata, prese la mano di Lara tra le sue e le disse che era stata fortunata, non era che un graffio alla fin fine e come tale venne trascurato, Lara non volle neppure essere accompagnata in ospedale, preferì andare a casa, l'agitazione per quello spavento era bastata ad entrambe, così le due amiche tornarono ognuna a casa propria.
Era giunta la sera e, dopo aver mangiato qualcosa, essersi infilata sotto la coperta ed aver letto qualche pagina di un classico francese, spense la luce della bajour.
Il tempo passava ma la stanchezza necessaria ad addormentarsi non arrivava, cominciò a percepire strani tremori e sentiva ancora, attraverso il cerotto, un dolore pungente al dito.
La notte era infine calata e la luna brillava piena alta nel cielo, seppur parzialmente coperta da alcune nuvole nere che sembravano predire oscuri presagi.
Non riuscendo a prendere sonno Lara si alzò, le venne anche un po' di mal di testa, prese un'aspirina, aprì la finestra e vi si affacciò. I sintomi febbrili non accennavano a diminuire, e dopo un brivido lungo tutto il corpo le si erano rizzati anche i peli delle braccia.
Geordie, alzò la testolina dalla sua cuccia accanto al letto e fissando Lara cominciò a ringhiare in modo dapprima sommesso e via via spaventato, le pupille di Lara sembravano dilatarsi per poi di colpo restringersi, il cuore le pulsava a più non posso, si mise a terra carponi e vomitò a più riprese per un paio d'ore finché esausta si sdraiò per terra fino ad addormentarsi.
Si svegliò accompagnata dall'incessante abbaiare del suo cane, la vista era ancora appannata, si rimise carponi ed infastidita da quel continuo rumore si mosse di scatto senza pensarci, fece un balzo su Geordie, la strinse tra le mandibole e la sbranò scuotendo brutalmente la testa a destra ed a sinistra, facendo schizzare sangue in tutta la stanza.
Lara era terrorizzata, non capiva se stesse sognando. Con la coda dell'occhio vide la sua immagine riflessa allo specchio dell'armadio e rimase scioccata nel ritrovarsi nelle sembianze di una lupa dal manto fulvo, con a terra la povera Yorkshire morta e piena di bollicine di sangue e schiuma che le fuoriuscivano dalla bocca e dal tartufo.
La ragazza stava vivendo un incubo dal quale non riusciva e non poteva svegliarsi, era imprigionata nel corpo di una lupa, cosciente ma senza alcuna possibilità di muoversi autonomamente, si ritrovò a leccare il sangue dal muso del proprio cane, si avvicinò alla finestra e si alzò appoggiando le zampe anteriori al davanzale, guardò giù per accertarsi dell'altezza e constatato di essere al pianterreno balzò con le sue forti zampe posteriori per poi ritrovarsi sulla strada.
Una ragazza ed una lupa, come due estranee forzate a convivere nello stesso corpo, la lupa tornò a muoversi annusando il terreno tutto intorno, alzò lo sguardo verso la luna e ruppe il silenzio con un profondo ululato che ricoprì d'un brivido tutto il quartiere, riportandolo a tempi oramai dimenticati.
Iniziò a correre, sempre più spedita, fino a raggiungere il cancello d'una villa dove a farvi da guardia viveva un pastore tedesco, il cane si sovreccitò sentendo un'odore inconfondibile, era chiaro che la lupa fosse in calore. Lara si trovò ad arrampicarsi ed a saltare la ringhiera che fiancheggiava il cancello, i due si annusarono ed il cane senza troppi preamboli le salì in groppa.
La ragazza si sentì penetrata con veemenza, come vittima d'uno stupro interspecie a cui non poteva sottrarsi, la lupa, di contro, era perfettamente a suo agio, sottomessa ed eccitata da quel frenetico andirivieni.
I due animali erano come incollati e l'accoppiamento durò a lungo, troppo più a lungo di quanto Lara potesse sopportare, dentro di se non riusciva neanche a piangere, soffriva in quel suo godimento forzato.
Finito l'amplesso la lupa si divincolò ringhiando tanto che il pastore tedesco si ritirò subito, spaventato e con la coda tra le zampe.
Lara, che era solo un pensiero all'interno di quella bestia piena di istinti, si trovò nuovamente a saltare la ringhiera per uscir fuori dalla villa.
Fortemente provata da quella nottata folle ed incontrollabile, la ragazza perse finalmente coscienza per svegliarsi intorno a mezzogiorno, nuovamente dentro la propria casa. Era nuda, rannicchiata in posizione fetale, stesa per terra, in forma nuovamente umana e con accanto ciò che restava del proprio cane.
Purtroppo si rese subito conto che non si era trattato di un brutto sogno, si alzò lentamente da terra e si guardò allo specchio. Le lacrime scendevano in rivoli sulle guance della ragazza fino a farle assaporare l'amarezza del sale sulle labbra, poi abbassò lo sguardo con una nuova consapevolezza: la normalità non avrebbe più fatto parte della sua vita, ormai aveva lasciato per sempre il posto ad un qualcosa di nuovo e bestiale. Dentro di sé sapeva che l'accoppiamento avvenuto nella notte l'avrebbe portata ad essere madre di un qualcosa di inconfessabile.
Si accarezzò il ventre fissandolo con aria vuota, le lacrime lasciarono il posto ad un malsano sorriso e non si rese neppure conto che nel profondo del suo sguardo era nato un qualcosa di malato.