Lara
era una ragazza di 25 anni come tante, di quelle che non si notano
tra la gente, non era particolarmente bella né alta, aveva i capelli
castani e portava gli occhiali.
Non
aveva molte amiche se non qualche conoscente con cui si vedeva nel
fine settimana per farsi un drink cercando di non pensare a quanto
fosse insipida la propria vita.
Una
vita in cui non aveva mai trovato né un lavoro né un ragazzo, forse
proprio a causa di quella sua timidezza. In compenso aveva due
passioni, leggere libri e guardare foto di animali, sognando di
poterne avere altri oltre alla sua yorkshire di quattro anni,
Geordie.
Un
venerdì di primavera, dopo aver tanto insistito con un'amica, riuscì
a convincerla di accompagnarla allo zoo, lì c'era una nuova
attrazione, una lupa d'una stazza piuttosto sopra la media che
passava la giornata seduta dinnanzi alle sbarre della propria gabbia
a fissare con aria seria chiunque le rivolgesse lo sguardo.
Fu
così che la ragazza, dimenticatasi della sua amica e di tutto il
resto si ritrovò attonita e smarrita a perdersi negli occhi di
quella lupa così immensa e fiera e, senza accorgersene, si sporse
ben oltre la transenna di sicurezza che la divideva dalla gabbia,
tese il braccio ed arrivò a sfiorare con due dita il muso della
lupa.
"LARA!"
gridò la sua amica ed in quel momento si ruppe l'incanto, la lupa le
morse a fior di pelle un dito, poi si girò e si acquattò per terra,
fissando con aria annoiata la ragazza appena morsicata.
La
sua amica, preoccupata, prese la mano di Lara tra le sue e
le disse che era stata fortunata, non era che un graffio alla fin
fine e come tale venne trascurato, Lara non volle neppure essere
accompagnata in ospedale, preferì andare a casa, l'agitazione per
quello spavento era bastata ad entrambe, così le due amiche
tornarono ognuna a casa propria.
Era
giunta la sera e, dopo aver mangiato qualcosa, essersi infilata sotto
la coperta ed aver letto qualche pagina di un classico francese,
spense la luce della bajour.
Il
tempo passava ma la stanchezza necessaria ad addormentarsi non
arrivava, cominciò a percepire strani tremori e sentiva ancora,
attraverso il cerotto, un dolore pungente al dito.
La
notte era infine calata e la luna brillava piena alta nel cielo,
seppur parzialmente coperta da alcune nuvole nere che sembravano
predire oscuri presagi.
Non
riuscendo a prendere sonno Lara si alzò, le venne anche un po'
di mal di testa, prese un'aspirina, aprì la finestra e vi si
affacciò. I sintomi febbrili non accennavano a diminuire, e dopo un
brivido lungo tutto il corpo le si erano rizzati anche i peli delle
braccia.
Geordie,
alzò la testolina dalla sua cuccia accanto al letto e fissando Lara
cominciò a ringhiare in modo dapprima sommesso e via via spaventato,
le pupille di Lara sembravano dilatarsi per poi di colpo
restringersi, il cuore le pulsava a più non posso, si mise a terra
carponi e vomitò a più riprese per un paio d'ore finché esausta si
sdraiò per terra fino ad addormentarsi.
Si
svegliò accompagnata dall'incessante abbaiare del suo cane, la vista
era ancora appannata, si rimise carponi ed infastidita da quel
continuo rumore si mosse di scatto senza pensarci, fece un balzo su
Geordie, la strinse tra le mandibole e la sbranò scuotendo
brutalmente la testa a destra ed a sinistra, facendo schizzare sangue
in tutta la stanza.
Lara
era terrorizzata, non capiva se stesse sognando. Con la coda
dell'occhio vide la sua immagine riflessa allo specchio dell'armadio
e rimase scioccata nel ritrovarsi nelle sembianze di una lupa dal
manto fulvo, con a terra la povera Yorkshire morta e piena di
bollicine di sangue e schiuma che le fuoriuscivano dalla bocca e dal
tartufo.
La
ragazza stava vivendo un incubo dal quale non riusciva e non poteva
svegliarsi, era imprigionata nel corpo di una lupa, cosciente ma
senza alcuna possibilità di muoversi autonomamente, si ritrovò a
leccare il sangue dal muso del proprio cane, si avvicinò alla
finestra e si alzò appoggiando le zampe anteriori al davanzale,
guardò giù per accertarsi dell'altezza e constatato di essere al
pianterreno balzò con le sue forti zampe posteriori per poi
ritrovarsi sulla strada.
Una
ragazza ed una lupa, come due estranee forzate a convivere nello
stesso corpo, la lupa tornò a muoversi annusando il terreno tutto
intorno, alzò lo sguardo verso la luna e ruppe il silenzio con un
profondo ululato che ricoprì d'un brivido tutto il quartiere,
riportandolo a tempi oramai dimenticati.
Iniziò
a correre, sempre più spedita, fino a raggiungere il cancello d'una
villa dove a farvi da guardia viveva un pastore tedesco, il cane si
sovreccitò sentendo un'odore inconfondibile, era chiaro che la lupa
fosse in calore. Lara si trovò ad arrampicarsi ed a saltare la
ringhiera che fiancheggiava il cancello, i due si annusarono ed il
cane senza troppi preamboli le salì in groppa.
La
ragazza si sentì penetrata con veemenza, come vittima d'uno stupro
interspecie a cui non poteva sottrarsi, la lupa, di contro, era
perfettamente a suo agio, sottomessa ed eccitata da quel frenetico
andirivieni.
I
due animali erano come incollati e l'accoppiamento durò a lungo,
troppo più a lungo di quanto Lara potesse sopportare, dentro di se
non riusciva neanche a piangere, soffriva in quel suo godimento
forzato.
Finito
l'amplesso la lupa si divincolò ringhiando tanto che il pastore
tedesco si ritirò subito, spaventato e con la coda tra le zampe.
Lara,
che era solo un pensiero all'interno di quella bestia piena di
istinti, si trovò nuovamente a saltare la ringhiera per uscir fuori
dalla villa.
Fortemente
provata da quella nottata folle ed incontrollabile, la ragazza perse
finalmente coscienza per svegliarsi intorno a mezzogiorno, nuovamente
dentro la propria casa. Era nuda, rannicchiata in posizione fetale,
stesa per terra, in forma nuovamente umana e con accanto ciò che
restava del proprio cane.
Purtroppo
si rese subito conto che non si era trattato di un brutto sogno, si
alzò lentamente da terra e si guardò allo specchio. Le lacrime
scendevano in rivoli sulle guance della ragazza fino a farle
assaporare l'amarezza del sale sulle labbra, poi abbassò lo sguardo
con una nuova consapevolezza: la normalità non avrebbe più fatto
parte della sua vita, ormai aveva lasciato per sempre il posto ad un
qualcosa di nuovo e bestiale. Dentro di sé sapeva che
l'accoppiamento avvenuto nella notte l'avrebbe portata ad essere
madre di un qualcosa di inconfessabile.
Si
accarezzò il ventre fissandolo con aria vuota, le lacrime lasciarono
il posto ad un malsano sorriso e non si rese neppure conto che nel
profondo del suo sguardo era nato un qualcosa di malato.